venerdì 2 maggio 2014

"Non sono mai stato tanto attaccato alla vita"

"Non sono mai stata tanto attaccata alla vita".
So che può sembrare banale, superfluo, insensato. Ma sento che adesso è il momento in cui non ho voglia di morire. Non in questo esatto momento , ma ultimamente. Sto leggendo un libro intitolato "100 giorni di felicità". Narra, anzi, ti racconta di un uomo che scopre di avere un cancro. "Cre brutta la parola cancro" dice. Per questo decide di chiamarlo l'amico Fritz. Per farlo sembrare più innocuo, più debole. Fatto questo nuovo amico e scoperto di avere solo 100 giorni per vivere, decide di fare ciò che ha sempre voluto fare, agendo d'istinto, come quasi mai nessuno fa, come quelli che hanno paura di morire non fanno.
"Se fossi ricco e facessi una bella, anzi lussuosa vita, me ne starei sul divano a riflettere sulla morte. Ma sono povero, invece, e devo pensare a vivere, anzi, non devo pensare, devo vivere". Cosa faresti se scoprissi di avere solo 100 giorni prima di morire? Lui pnsa di farsi una lunga lista ma la verità è che non ci riesce. Non riesce a pensare. Mi metto nei suoi panni. Ho il cancro adesso. Io morirò fra 100 giorni. E' difficile agire. Riesco solo a immaginarmi immobile, a fissare quell'ecografia e a riflettere su quanto è stato bastardo il mio amico Fritz. Bastardo traditore. Assassino. Non  credo che riuscirei a vivere. Mi sentirei già morta sapendo che morirò.
Lo so, lo so a cosa sta pensando Prof.
Pensa che tutti sanno che moriranno. Ma è diverso. Questo è peggio. In questo caso io so quando. La verità è che l'uomo ha sempre avuto bisogno di una data di scadenza. Sul cibo, per costringerci a finirlo, sulla scuola, per costringerci a studiare, sul lavoro, su verifiche, su test, su prodotti, pagamenti, rese dei conti. Ma non credo che l'uomo abbia sempre avuto bisogno di una data di scadenza sulla vita. Questo no. Sapere quando si morirà è come dare un gelato a un bambino e dirgli che si scioglierà. Non si gusta. Non si vive. Per questo dico che saremmo già morti se sapessimo quando moriremo. Perchè non avremmo più speranza. Saremmo assaliti o meglo travolti dalla paura, o meglio, dall'angoscia. Avremmo un limite di tempo per svolgere le cose, un limite di tempo per costruirci una vita. E poi? Buttarla via. Perderla. Così. Durante questi 100 giorni penserei soltanto al passato o al futuro. Non riuscirei a focalizzarmi sul presente. Vivrei tra ricordi e sogni. Tra delusioni e speranze. Tanto a cosa servirebbe crearsi un presente se poi lo si getterà via come uno straccio sudicio.
In questo momento ho paura di morire. In questo momento voglio andare a farmi tutti gli esami del mondo per scoprire se anche io ho una data di scadenza, se anche io sono un oggetto che prima o poi sarà troppo usato e rovinato per poter funzionare ancora.
Davvero. Ci pensi. Domani va a farsi una visita e scopre di avere un cancro e che le rimangono solo 100 giorni. Che cosa farebbe lei Professore? Sicuro che si sveglierebbe la mattina presto, che andrebbe a lavro, che solo a volte da soddisfazioni, che lavorerebbe fino a tardi per poi tornare a casa, stanco, mangiare del cibo con data di scadenza e addormentarsi, che so, se è fortunato davanti a un libro? O magari non si sveglierebbe proprio? O magari lei è uno di quelle persone che farebbero tutto ciò che non hanno mai avuto il coraggio di fare? O magari, lei, è uno come me? Risposta personale. Ovviamente. Mi piacerebbe sapere la risposta, ovviamente, ma magari è fin troppo personale.
Cosa farebbe se scoprisse di avere solo 100 giorni per VIVERE?
Sul retro di questo libro c'è scritto: "Ho scoperto di dover morire per iniziare a vivere".
Non so quando morirò. Ma so che non vivrò in eterno. E davvero voglio sprecare, perchè è questo quello che facciamo, la mia vita facendo cose che non mi va di fare? Riflettendo prima di agire?
Pensare porta via molto tempo, a volte fin troppo.
"Non sono mai stata tanto attaccata alla vita".

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