Autore: Khaled Hosseini
Genere: romanzo
Trama del libro: Amir, vive con il padre Baba e i servitori Alì e Hassan in una grande villa con giardino. Hassan oltre ad essere il servitore di Amir, è anche il suo migliore amico e il suo fratellastro. L'amicizia che si costruisce tra i due ragazzini è un'amicizia che va oltre tutto, oltre l'essere diversi. Insieme passano le giornate giocando e leggendo storie. Le gare di aquiloni sono i punti di massimo splendore della loro amicizia, ma una di queste, porterà alla separazione dei due amici. Nello stesso periodo arriveranno i russi a Kabul ed Amir e Baba scapperanno negli Stati Uniti d'America, mentre Alì e Hassan fuggiranno da Kabul ma resteranno in Afganistan. Gli anni passano e Amir sarà segnato dalla tragica morte del padre. Riceverà una telefonata da un vecchio amico, Rhaim Khan, che gli chiederà un grande favore...
Commento: Sono due i temi del romanzo che più mi hanno incuriosita: l'amicizia tra Hassan e Amir ed il senso di colpa.
E' incredibile come un amico possa farti stare bene. Non solo con lui, ma anche con te stesso. Un amico non è solo una persona con cui passare del tempo, con la quale confidarsi o alla quale chiedere aiuto. Hassan dimostra che un amico è qualcosa di più. E' qualcuno che ti ama e ti accetta per quello che sei, sia nel bene che nel male; è un insegnante da cui apprendere e un allievo da istruire; è un libro da leggere e una pagina su cui scrivere; è un quadro da analizzare e una tela sulla quale dipingere.
"Essere guardato e non soltanto visto, essere ascoltato e non soltanto udito".
Un amico ti rende felice, e quando lo stai per perdere hai paura, perchè è una parte di te, perchè è indispensabile.
"Ho paura perchè sono felice, e una felicità cosi grande puoi provarla solo quando stai per perderla".
Il rapporto tra Hassan e Amir è un rapporto unico. Ciò che li lega è più di ciò che li separa, ma ciò che li separa, ad Amir, fa paura e lo costringe a mollare, tutto. Mentre Hassan, nonostante fosse meno sapiente, nonostante fosse solo uno schiavo, aveva coraggio e quella paura la affrontava, perchè c'era qualcosa in palio, un'amicizia, qualcuno da proteggere, Amir.
Mi farei mai picchiare per proteggere la mia migliore amica?
E' questa la domanda che mi sono posta leggendo il capitolo in cui Hassan, pur di prendere l'aquilone del suo migliore amico, si sarebbe fatto picchiare.
E' una domanda troppo difficile, è troppo difficile. Rilessi quelle pagine molte volte, e piansi. Perchè io non l'ho provata un'amicizia cosi forte? Perchè io non l'ho provata un'amicizia che si spinge oltre la paura?
Quel bambino teneva di più alla vita dell'amico che alla sua. Come era possibile?
No, io non avrei mai fatto quello che fece Hassan. Io mi amo troppo e amo troppo poco.
Mentre Hassan ama, e ama cosi tanto che non disprezza niente. Nonostante Amir lo imbrogli, nonostante Amir non lo proteggesse, nonostante Amir non si sarebbe mai sacrificato per lui, Hassan lo amava con tutta la sua anima e il suo corpo.
Avrei voluto averla io un'amicizia come questa di Hassan e Amir. Se lei ( la mia migliore amica della quale comunque non dirò il nome) non faceva qualcosa per me, io non la facevo per lei. Se lei non scriveva io non scrivevo. Mi ricordo che provai a migliorare, e migliorai. Diventai come Hassan. Se lei mi dava la colpa per qualcosa che aveva fatto, io mi prendevo la colpa; solo un giorno mi accorsi che stavo migliorando solo io, che lei rimaneva sempre la stessa, e che io stavo diventando una specie di schiava, un oggetto da tirare fuori solo nel momento del bisogno. E questa cosa non mi stava più bene, perchè io non mi sentivo amata tanto quanto amavo. E mollai, tutto, proprio come fece Amir. Avrei voluto essere più forte. Avrei voluto essere come Hassan, che nonostante tutto, andò aventi.
E provo ancora dei sensi di colpa. Quando vedo due amici insieme, mi ricordo di me e lei. Pensavo forse che mollando tutto avrei potuto dimenticare? Forse, ma ora so per certo che non si può dimenticare il passato, perchè il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.
Mi ricordo di quando la invitai a casa mia, per dirle che era tutto finito e quando glielo dissi, non mi chiese nemmeno il perchè, sembrava proprio che non le importasse. Stava li, a guardarmi. Come se l'oggetto che fino ad ora aveva usato, si fosse solo guastato e non rotto. Avrei voluto che pronunciasse quella parolina, quella piccola domanda che avrebbe fatto scattare in me la gioia di sapere che ci teneva, che mi voleva bene almeno un po'. Avrei voluto risponderle e avrei voluto che lei mi facesse altre domande; e io le avrei dato altre risposte. Ma non chiarimmo nulla. Uscì di casa, senza versare neanche una lacrima. Volevo tornare indietro nel tempo, la volevo di nuovo la mia padrona, la mia amica. Mi sentivo persa ed inutile. Almeno lei mi usava. Volevo tornare, ma non lo feci, perchè immaginai una vita migliore che avrei potuto avere senza di lei e fortunatamente avevo una bella immaginazione.
"Avrei trascinato Hassan e gli avrei detto, mentre le mie lacrime si mescolavano alla pioggia, che mi dispiaceva. Ci saremmo abbracciati sotto il diluvio. Mi dispiaceva davvero, ma non piansi, e non inseguii la macchina. Rimasi a guardare la Mustang di Baba sparire dietro la curva, portandosi via la persona la cui prima parola era stato il mio nome".
Se avessi aspettato ancora un po'? Magari lei avrebbe potuto cambiare. No...non avrebbe potuto.
"Il tempo peggiora solo le cose, ricordatelo sempre".

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